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Canzo (nell'idioma locale, Canz) è un comune italiano di 5.052 abitanti in provincia di Como, nel Triangolo Lariano, tra le Prealpi lombarde. È il paese più settentrionale della Brianza e capoluogo della Comunità Montana del Triangolo Lariano.Nei secoli dopo la scomparsa dell'Impero Romano, Canzo fece parte del "Contado della Martesana" ed in seguito divenne feudo del monastero di Sant'Ambrogio. Il toponimo della Martesana e del vicino paese di Castelmarte sono stati messi in relazione con un culto del dio Marte. Nel 1162 Federico Barbarossa lo cedette al monastero di San Pietro al Monte di Civate. In seguito Canzo entrò a far parte dei domini dei Visconti, che nel 1403 vi istituirono la Corte di Casale.
Nel 1472 gli Sforza, succeduti ai Visconti nel ducato di Milano, cedettero la "Corte di Casale" alla ricca famiglia di armaioli (fabbricanti di armi) dei fratelli Negroni detti Missaglia, che avevano richiesto la concessione per la presenza di miniere di ferro[2]. Lo stemma della cosiddetta Cumünanza da Canz, trascurato durante il Regno d'Italia e riadottato nel 2002, rappresenta infatti "tre forni all'antica a guisa di alveari, per la fusione del ferro"[3]. Nel Novecento la tradizione siderurgica si riversò nella produzione di forbici, di cui Canzo divenne importante centro.
Nel 1526 l'esercito spagnolo in lotta contro il ducato di Milano occupò Canzo, tenuta dal condottiero di ventura Niccolò Pelliccione, al soldo del duca Francesco II Sforza. Dopo la morte di questi, Canzo, come tutto il ducato di Milano, passò sotto il dominio spagnolo e successivamente sotto quello austriaco.
Dopo l'estinzione della famiglia dei Missaglia nel 1667 la "Corte di Casale" passò ai marchesi Crivelli, che vi introdussero l'industria della seta e alla fine del XVIII secolo le filande attive erano sei. Nel 1786, nell'ambito della riorganizzazione del territorio, Canzo fu unito alla nuova provincia di Como. Tuttavia il legame con Milano rimane sempre molto forte fino ad oggi, grazie alla villeggiatura milanese, a partire dall'Ottocento, e all'appartenenza all'arcidiocesi di Milano, quindi al rito ambrosiano, e non alla diocesi di Como.
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