| Benvenuto a JESI
Jesi ha origini molto antiche e fu colonia romana dal 247 a.C. (l'antica Aesis); divenne libero comune nell'XI secolo e fu poi contesa per secoli tra Malatesta, Sforza e Braccio da Montone. Città natale di Federico II di Svevia (1194) e di Giovan Battista Pergolesi (1710). Fu una delle prime città italiane a istituire una tipografia. Fu qui che Manuzzi modificò i caratteri di stampa, che prima erano in legno, utilizzando il piombo.
Da vedere
Il duomo, dedicato a San Settimio, fu costruito tra il Duecento e il Quattrocento; la facciata e l'interno a croce latina sono state rifatte.Il palazzo Balleani è un esempio di barocco locale, venne realizzato a partire dal 1720 su disegno dell'architetto romano Francesco Ferruzzi. Sull'elegante facciata, dagli spigoli arrotondati, è una caratteristica balconata barocca con ringhiera in ferro battuto, sorretta da quattro possenti telamoni, realizzata nel 1723 dal ravennate Giovanni Toschini.
L'interno colpisce per la ricchezza delle sale con i soffitti dai leggerissimi e raffinati stucchi dorati, eseguiti da diversi artisti, tra cui i decoratori Giuseppe Confidati, Antonio Conti, Marco d'Ancona, Orazio Mattioli e il pittore Giovanni Lanci.
Il convento settecentesco di San Floriano presenta una cupola di forma bizzarra, alla quale si affianca la grande chiesa ampiamente decorata all'interno. È stato recentemente ristrutturato e ospita il Teatro studio Valeria Moriconi.Le mura racchiudono il nucleo medievale della città. Sono trecentesche, costruite sul tracciato delle mura romane: restano le sei porte e le torri.Il palazzo sorge sull'area Rocca pontelliana, fra l'Arco del Magistrato e Piazza Spontini, con il prospetto posteriore che da sulla Piazza della Repubblica e sul quale si eleva una facciata neoclassica, ricavata a seguito della demolizione del Torrione meridionale della Rocca, avvenuta nel 1890.
Fu voluto dal conte Vincenzo di Costantino Ricci che ne affidò l'esecuzione, nel 1544, a Giovanni di Bellinzona e Pierantonio di Baldassarre da Carena. I lavori vennero terminati nel 1547 dai costruttori jesini Guido di Giovanni e Giovanpietro di Beltrani.
Il palazzo Ricci si caratterizza per la facciata a bugnato con pietre tagliate a forma di diamante, sull'esempio del prestigioso Palazzo dei Diamanti di Ferrara e del più vicino Palazzo Mozzi di Macerata, realizzato pochi anni prima, e al quale il Ricci si ispirò probabilmente per la sua residenza jesina. Completa l'edificio un porticato a sei arcate che alleggerisce la struttura.
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